Franco Simongini è nato a Roma il 1 gennaio 1932, ultimo di tre figli maschi ed è scomparso prematuramente il 21 agosto 1994, colpito da un male incurabile. Fin da giovanissimo si è dedicato con passione alla poesia e alla scrittura, pur laureandosi a ventidue anni in Scienze Politiche.
Poco più che ventenne, ha avviato varie collaborazioni con periodici e quotidiani, pubblicando racconti e articoli di critica letteraria (resta fondamentale, in particolare, il breve saggio Favola tragica di F.S. Fitzgerald, pubblicato in “Mondo occidentale”, anno V, n.46, luglio 1958) e artistica, su “La Giustizia” (dove ha tenuto la rubrica “Cronache di una poesia”), “Il Corriere Mercantile”, “Vita”, “La Fiera Letteraria”, “Letteratura”, e in seguito su “Il Messaggero” e “Il Tempo”, di cui è stato critico d’arte a partire dalla metà degli anni Settanta: memorabili sono le sue interviste in esclusiva a grandi artisti come Afro, Giorgio de Chirico, Pericle Fazzini, Giacomo Manzù, Marino Marini, Fausto Pirandello, Giulio Turcato, solo per citarne alcuni.
Parallelamente si è affermata la sua vocazione lirica e narrativa, concretizzatasi già nel volumetto di poesie “Via Etruria 44”, edito a Roma nel 1954, nella Collana “Il Canzoniere (con prefazione di Carlo Picchi) e ben accolto dal consenso della migliore critica italiana. Ne è protagonista, tra accenti realisti e neo-romantici al tempo stesso, la vita degli abitanti di un palazzo della periferia romana, nel quale Simongini è nato ed è vissuto a lungo.
Nel corso degli anni ha pubblicato poi altre raccolte di poesie, fra le quali vanno segnalate almeno: “La ragazza col tacco d’oro” (Padova, 1957; nel 1988 è riproposta da Pananti di Firenze, con una prefazione di Mario Luzi e incisioni di Mino Maccari); “Sweet Boy (ovvero l’amore dolce)”, Padova, 1959; “Arno balsamo fino” (Vallecchi, Firenze 1961, con una presentazione di Carlo Betocchi; tramite l’omaggio a Firenze affiorano trasfigurate reminiscenze dello “stil novo”); “Da questa Città da questo Castello” (Edizioni “Il Trovatore”, Città di Castello, 1976); “Dialogo con la luna” (Edizioni Carte Segrete, Roma, 1978); “Tre poesie e una canzonetta”; “Le maschere”; “Venti Paesaggi”, composti fra il 1953 e il 1960 (Edizioni Graphis Arte, 1979), con un’introduzione di Sergio Pautasso che ben sottolinea la tendenza di Simongini “a concepire la poesia come rappresentazione figurativa, paesaggio”, appunto; “Poesie per gli Angeli” (Ribichini ed., Ancona, 1979; con prefazione di Carlo Bo); “I fiori di Michele Cascella” (undici poesie ; Ediciones Essepi, Barcellona 1982); “Elegie romane” (Ribichini ed., Ancona, 1986), una silloge di liriche comprese tra il 1963 e il 1979; “Vangi scultore” ( Pananti, Firenze 1991).
Va ricordata inoltre la trascrizione in versi di alcune pagine delle “Passeggiate italiane” di Gregorovius, in un’edizione del 1988.
Franco Simongini ha anche pubblicato due romanzi: “Il Cialtrone” (Edizioni dell’Albero, 1965), feroce, profetica e amara satira sul mondo televisivo, e “La torre dell’orologio” (Rizzoli, 1979), allo stesso tempo giallo e romanzo satirico-fantapolitico, guida segreta ad una sorprendente Roma arabo-barocca e libro visionario-apocalittico.
In ambito teatrale Simongini, insieme a Maurizio Costanzo, ha scritto l’atto unico “Quell’angelo azzurro che si chiama Tv”, vincitore nel 1968 del secondo Premio nazionale di teatro “Città di Pescara”. Inoltre Simongini ha vinto il Premio letterario Pescocostanzo nel 1977 e il Premio Sulmona per la critica d’arte.
Alla sua attività poetica e letteraria sono stati dedicati numerosi studi e saggi: fra gli altri su di lui hanno scritto Carlo Bo, Carlo Betocchi, Mario Luzi, Dante Maffia, Giuliano Manacorda ( in “La letteratura neorealista a Roma”, da “Studi Romani”, gennaio-marzo 1979), Walter Mauro, Carlo Picchi e Vincenzo Rossi ( in “Dizionario autori”, Guido Miano editore, 1991). Inoltre Simongini è citato come inventore di neologismi e dialettalismi romaneschi nel “Dizionario delle parole nuovissime e difficili”, a cura di Gennaro Vaccaro ( Romana Libri alfabeto, 1967). Nel volume “Poeti a Roma 1945-1980” ( a cura di Alberto Frattini e Marcella Uffreduzzi; Bonacci editore, Roma 1983) è pubblicata una significativa testimonianza di Simongini sulla propria poetica, oltre ad un saggio di Mario Luzi.
Per la sua fondamentale attività televisiva è stato ampiamente citato da Aldo Grasso in “Enciclopedia della televisione” (Garzanti, 1996) e da Luisella Bolla e Flaminia Cardini in “Le avventure dell’arte in Tv” ( Nuova Eri, 1994).
Nel 1962 ha sposato Scilla Gabellini, dalle quale ha avuto due figli, Gabriele e Raffaele.
Simongini ha lavorato alla RAI-TV come giornalista e regista a partire dal 1961 ( conseguendo la qualifica di Capo Redattore nel 1971), collaborando prima alla realizzazione di programmi culturali quali “Arti e Scienze” e “L‘Approdo” e poi ideando e curando in prima persona le più importanti serie di documentari d’arte prodotti dalla RAI e volti ad avvicinare all’arte un largo pubblico: “ Ritratto d’autore” (1971-1977), presentato da Giorgio Albertazzi e, in seguito, da Ilaria Occhini; “Artisti d’oggi” ( 1974-1993); “Poeti d’oggi”; “Come nasce un’opera d’arte” (1975-76); “A tu per tu con l’opera d’arte” (in onda nei primi anni Ottanta), con testi di Cesare Brandi che ha scelto e commentato per ogni regione italiana e per cinque città di particolare interesse, tre aspetti significativi: un affresco, un quadro o una scultura o un monumento o un paesaggio. A Roma, in particolare, è stato dedicato un lungo documentario volto a mettere in rilievo la sua anima barocca e in particolare le straordinarie creazioni architettoniche di Bernini e Borromini.
Nel corso degli anni Simongini ha stretto una lunga e profonda amicizia con molti artisti ( da Afro a Capogrossi, da Fausto Pirandello a Renato Guttuso, da Alberto Burri a Piero Dorazio, da Giacomo Manzù a Pericle Fazzini, da Marino Marini a Giuliano Vangi, da Renzo Vespignani ad Ennio Calabria, solo per citarne alcuni) e con Giorgio de Chirico in particolare, nel segno di una comune passione per la poesia. Intensa è stata anche la sua collaborazione televisiva con uno storico dell’arte del calibro di Federico Zeri, con cui ha realizzato molti documentari della serie “A tu per tu con l’opera d’arte”. A questo proposito è opportuno ricordare quanto ha detto Zeri di Simongini: “era un giornalista con ampie vedute. Era capace di ascoltare, accordando la massima libertà e poi naturalmente, quando il servizio veniva registrato in pellicola, lo “aggiustava” abilmente. Simongini lavorava sul montaggio: era perfettamente liberale, non aveva né pregiudizi, né punti di vista precostituiti. Le sue domande, poi, erano sempre molto semplici, in modo da poter essere capite da tutti. La televisione deve essere compresa dalla gente: se diventa astrusa, è inutile” (tratto da: L.Bolla, F.Cardini, “ Le avventure dell’arte in tv. Quarant’anni di esperienze italiane”, RAI-Nuova ERI, Roma 1994).
Numerosi filmati di Simongini (soprattutto quelli dedicati a de Chirico e ad Alberto Burri) sono richiesti dai maggiori musei internazionali, per il loro valore di insostituibile documento artistico.
Fin dall’inizio gran parte della sua attività letteraria, poetica e televisiva ha avuto come centro ideale di ispirazione la città di Roma, ritratta con toni che vanno dal neorealismo ad una vena visionaria : basta pensare ai precoci accenti neorealisti della raccolta di poesie “Via Etruria 44”, del 1954 e poi alle “Elegie Romane” fino alla profezia di una Roma multietnica del romanzo “La torre dell’orologio”: una città bellissima ma minacciata dalla corruzione del tempo e degli uomini.
Dopo la sua scomparsa gli sono state dedicate varie iniziative, tra cui:
“Come nasce un’opera d’arte: i documentari di Franco Simongini sui maestri dell’arte contemporanea”, Museo Laboratorio dell’Università di Roma “La Sapienza”, 23-24 novembre 1995 (con catalogo curato da Raffaele e Gabriele Simongini );
manifestazione in suo onore organizzata dal quotidiano “Il Tempo” nel salone di Palazzo Wedekind, a Roma, nel 1997;
rassegna-omaggio ai suoi documentari nel contesto del Festival del documentario d’ arte di Palazzo Venezia, Roma, 25 maggio-2 giugno 2004;
conferenza-dibattito “Franco Simongini: il doppio segno fra scrittura ed arti figurative”, tenutasi il 19 aprile 2005 nella Galleria del Primaticcio di Palazzo Firenze , sede centrale della Società Dante Alighieri;
la rassegna “Franco Simongini. L’arte in diretta attraverso il documentario televisivo”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 19 febbraio-19 marzo 2006, con catalogo;
la rassegna “Incontrati in tv. I documentari di Franco Simongini”, a cura di Francesca Pola, MACRO, Roma, ottobre 2010-ottobre 2011;
il MACRO di Roma, in occasione del ventennale della sua scomparsa, gli ha dedicato la rassegna “Franco Simongini. L’arte di documentare l’arte”, articolata lungo tre giovedì di giugno del 2014, con le proiezioni di alcuni fra i più interessanti documentari d’arte da lui realizzati ed introdotti da tre dibattiti con ospiti d’eccezione (Alberto Abruzzese, Gianfranco Angelucci, Achille Bonito Oliva, Gregorio Botta, Maria Paola Orlandini, Mario Sasso, Luca Verdone), oltre alla presentazione di un contributo filmato di Maurizio Costanzo in ricordo di Simongini e della loro collaborazione nella stesura del testo teatrale “Quell’angelo azzurro che si chiama tv” (1968).
Nel 2008 il Comune di Roma ha dedicato una via a Franco Simongini, per i suoi meriti culturali, nella zona dei poeti e scrittori, insieme ad Ezra Pound e Robert Musil, tra gli altri.
Nel 2008 il Film Festival di Bressanone gli ha attribuito il Premio Speciale alla Memoria con la seguente motivazione: “Poeta, scrittore, critico d’arte e regista televisivo, Franco Simongini ha legato per sempre il suo nome e il suo lavoro per la Rai come regista di documentari sull’arte che, tra gli anni ’70 e ’80 hanno contribuito ad avvicinare le nuove generazioni alle forme artistiche della pittura e della scultura”.
Il critico e storico della letteratura Walter Mauro, nella pagina culturale de “Il Tempo” del 13 ottobre 2004, ha dedicato un ampio e approfondito articolo alla sua attività poetica e letteraria, mettendone in rilievo tutta l’originalità.
Il trimestrale di poesia “Polimnia” (SME edizioni), diretto da Dante Maffia, ha dedicato al percorso poetico di Franco Simongini un intero e ampio profilo monografico nel numero 1-2 di aprile-giugno 2005, con i testi ormai storici di Carlo Betocchi, Carlo Bo, Mario Luzi e con saggi inediti di Dante Maffia, Walter Mauro e Gennaro Mercogliano.
In questa occasione Maffia ha notato: “ Pochi si sono accorti che Franco Simongini è soprattutto poeta, anche quando ha scritto in prosa, anche quando si è rivolto al pubblico televisivo con i suoi indimenticabili documentari […] Ha ragione Sergio Pautasso: Simongini, soprattutto nelle sue ultime raccolte, ha concepito “la poesia come rappresentazione figurativa, paesaggio”. Man mano che ha stretto amicizia con i grandi maestri delle arti figurative come Giorgio de Chirico e Alberto Burri, ha sentito sempre più il piacere di dipingere coi versi e così quella che all’inizio era una tendenza coloristica e stilistica non vistosa si è a poco a poco arricchita di maggiore senso cromatico fino a diventare vero e proprio affresco”. E Walter Mauro ha sottolineato che “ sarebbe un pesante errore critico isolare la figura del letterato Simongini, in prosa e in versi, dal critico d’arte, dal documentarista che ha visto sfilare davanti alla macchina da presa tutti i protagonisti dell’arte contemporanea italiani e non pochi stranieri, senza preoccuparsi troppo, com’è giusto che sia, di correnti, di scuole o di accademie. De Chirico e Burri al di sopra degli altri, a dimostrazione e verifica di una presa di coscienza del fatto artistico a tutto campo, totalizzante”.